Il Chirurgo Unico

D’ESTATE vengono al pettine i primi effetti delle chirurgie primaverili. I chirurghi estetici operano ormai col rito abbreviato e hanno polverizzato i tempi di degenza: è pertanto frequente che una donna trattata al mattino, al pomeriggio non venga più riconosciuta dal compagno: questo non tanto perché i suoi connotati siano migliorati, ma perché è facile che lui la confonda con le altre beneficiarie della stessa pratica – al punto che molti stanno cominciando ad azzardare la teoria della monogenesi di tutte le plastiche: la sconcertante congettura che dietro le quinte operi Il Chirurgo Unico.
Alla chirurgia estetica non si sottraggono nemmeno i maschi: si narra che a un certo B. sia capitato di trascorrere una settimana alle Maldive con una tale M., che però non era affatto sua moglie, ma era diventata identica a costei; mentre lui (verosimilmente anch’egli paziente de Il Chirurgo Unico) era diventato esattamente uguale al vero marito di lei.
Inoltre la cronaca segnala commoventi casi di cani dati per dispersi che — fatte centinaia di chilometri per tornare a casa — cominciano a latrare davanti all’atrio condominiale, sconcertati nel dover prendere atto che il caseggiato è una Paperopoli di padrone tutte uguali.
In un’epoca in cui si soffre già per l’omologazione delle idee, d’estate si viene ad aggiungere anche l’omologazione dei volti. Senza uno straccio di disputa bio-etica preliminare, la clonazione umana è già “operativa”, e alimenta già le prime confusioni.

(Stefano Bonaga e Marco Cavani) La Repubblica, agosto 2004

orrori

porta a porta

Nel paese di F. ormai non ci sono più cassonetti né bidoni. Il sindaco è un Differenziatore Seriale.
Gli abitanti di F., quando portano fuori il cane, devono reggere in mano la popò fino a casa; solo allora possono conferirla nel bidone dell’indifferenziato (o dell’organico?), dove rimarrà indisturbata fino al giorno della raccolta.
Alcuni abitanti di F., disperati, provano a insegnare al cane a farla direttamente nel wc. Altri decidono di lasciare la popò in loco; o cercano di buttarla – con circospezione – nel cortile del vicino.
Si vedono anche abitanti di F. uscire al mattino con la sporta dell’indifferenziata preventiva per raccogliere le coppette dei gelati che mangeranno, le carte delle caramelle che succhieranno, i mozziconi delle sigarette che fumeranno, i futuri fazzoletti usati. Così, una volta a casa, potranno finalmente separare una cosa dall’altra e conferire ciascuna specialità nel relativo bidoncino. Non fanno altro. Dalla mattina alla sera. Ogni giorno della settimana. Ogni settimana del mese. Ogni mese dell’anno.
Qualcuno di loro comincia ad averne abbastanza e pensa: “se l’ossessione per i rifiuti deve seppellirmi la vita, tanto vale che io muoia seppellito dai rifiuti”. E si cominciano a registrare le prime scorrerie: nottetempo si notano abitanti di F. tagliare i sacchi depositati di giorno lungo la strada e strofinarsi addosso selvaggiamente il contenuto. Se ne vedono altri sorridere alacremente mentre fanno i bisogni sull’asfalto.

rusco